Visualizzazione post con etichetta Pubblicità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pubblicità. Mostra tutti i post

La Pubblicita' on line cresce... ma forse gli utenti non la vogliono... cosi' generica

Oggi voglio fare delle riflessioni sugli investimenti pubblicitari sul web che crescono e l'effetto / percezione delle pubblicita' on line sui consumatori.

Questa riflessione e' nata leggendo alcune indagini ma, soprattutto, da una campagna pubblicitaria.

In ottobre esce l'indagine dell'EIAA European Interactive Advertising Association
intitolata Marketers’ Internet Ad Barometer 2008

L'indagine riporta che aumentano gli investimenti pubblicitari sul Web mentre diminuiscono quelli su Stampa e TV, infatti:
  • L’81% degli intervistati sostiene infatti che nel 2008 la spesa destinata all’online sia notevolmente cresciuta e prevede un uguale trend anche nei due anni successivi (+16% nel 2009 e +17% nel 2010).
  • L’82% degli inserzionisti che dichiarano di aver aumentato gli investimenti su Internet sostiene di aver tratto risorse direttamente dai budget dedicati alla carta stampata (40% ) alla TV (39% ) e soprattutto Direct Marketing (32%).
  • Il 73% degli interessati dichiara un incremento di utilizzo dell’on-line come un mezzo pubblicitario; il 31% dichiara in diminuzione il proprio utilizzo del medium televisivo, cosi' come il 40% afferma lo stesso per quanto riguarda l’uso dei quotidiani.
Altri dati che fornisce la ricerca sono che :
  • Piu' di tre quarti (77%) degli interpellati afferma che la pubblicita' online abbia avuto un impatto positivo sulla percezione e la conoscenza (68%) dei loro brand . Sembra inoltre che i risultati siano traducibili direttamente nell’intenzione di piu' della meta' di loro (55%) di aumentare il budget pubblicitario nel corso dei prossimi due anni. Inoltre, il 40% degli inserzionisti vede Internet come mezzo decisivo per influenzare le decisioni di acquisto (dal 30% nel 2006) generare vendite (46% vs 31%) e per aumentare la fedelta' dei clienti (23%).
Sempre in Ottobre e' uscita anche l'indagine intitolata
IAB Internet Advertising Revenue Report
il rapporto di Interactive Advertising Bureau e PricewaterhouseCoopers.

Nel quale tra gli altri dati si scopre che le entrate pubblicitarie riguardanti la prima meta' del 2008 sono aumentate del 15.2% rispetto allo stesso periodo del 2007, passando da $9,993 a $11,510 miliardi

Ma gia' nel 2007 in un report della IBM dal titolo:
The end of advertising as we know it

si sosteneva che nel prossimo quinquennio il mondo pubblicitario avrebbe subito enormi cambiamenti e che i budget pubblicitari si stavano spostando rapidamente verso nuovi formati interattivi a scapito dei media tradizionali.

Da questi dati nasce la prima riflessione, probabilmente si e' capito che i nuovi media, (internet in testa anche grazie ai minor costi) sono la nuova frontiera della pubblicita'. Gli addetti ai lavori gia' da tempo si sfregano le mani ... ma i consumatori cosa c'entrano?

Adesso ci arrivo

Per introdurre la campagna pubblicitaria e l'altra riflessione parto da un articolo del Corriere della Sera di inizio luglio dal titolo:

La rivoluzione della pubblicita'
L'epicentro: nuove tecnologie digitali e consumatori della seconda generazione


Cito un estratto:

La pubblicita' tradizionale, martellante e a colpi di spot, si sta dimostrando sempre meno efficace. E' vero, c'e' la crisi economica che svuota i salvadanai delle famiglie. Ma non e' solo questo. Il pubblico, aiutato dalla tecnologia digitale, sviluppa anticorpi che gli consentono di ridurre la sua esposizione al bombardamento. Con il sistema Tivo, per esempio, gli spettatori americani possono impostare la registrazione dei programmi saltando preventivamente gli spot. E da noi? Un Tivo vero e proprio in Italia non esiste, ma gli abbonati alla televisione via Internet di Fastweb, per esempio, sono in grado di ottenere un risultato simile pigiando il tasto «avanti veloce» dopo aver registrato il programma; ed evitare in questo modo la pubblicita'...

Ma c'e' stata una frase che mi ha colpito particolarmente nell'articolo:
c'e' un consumatore che non vuole piu' farsi consumare.

Oggi come detto piu' volte i consumatori hanno un ruolo nuovo, non piu' passivo ma attivo... ed e' su questo nuovo aspetto che forse bisognerebbe prendere maggiormente in considerazione. Il consumatore non e' piu' un soggetto passivo che subisce la pubblicita'.
Non si puo' piu' bombardare a tappeto e indiscriminatamente il consumatore.

Viste le premesse posso introdurre la campagna pubblicitaria della Doritos, ditta che produce tortillas di mais. (Ovviamente se questa "breve" spiegazione o il sito del produttore non appaga la vostra curiosita', c'e' sempre Wikipedia che ci viene in aiuto con una pagina dedicata ad hoc).

La campagna si basa su un video, prodotto dalla svedese la Papercut che si potrebbe intitolare
fine della pubblicita' on-line
oppure
la rivincita dei consumatori
o meglio ancora
un sito con il mio contenuto

Nel video si spiega che la Doritos ha chiesto (a qualcuno di non ben definito) di creare una campagna pubblicitaria on line, qualcosa che rendesse Doritos parte di internet.

La soluzione di questi fantomatici signori e' stata quella di creare qualcosa di utile che rendesse internet migliore sbarazzandosi di qualcosa che nessuno ama....

cosa sara' mai?....
Non viene detto ma...

il video prosegue affermando che circa il 30% (in qualche caso anche di piu' a mio parere) dello schermo e' riempito di publicita'

visto il dato... questi fantomatici signori si chiedono...

Cosa succederebbe se lo spazio potesse essere riempito con materiale che ti piace?

La risposta la fornisce la Doritos che lo rende possibile.

Visitando il sito www.onlythegoodstuff.com (anche se nel video appare nella barra degli indirizzi appare un altro sito www.wedontlikebanners.com)

si vede che si puo' installare il plug-in per il proprio browser web.

Il plug-in identifica dove sono piazzati i banners e li sostituisce con cio' che piace all'utente
che puo' scegliere se reperire i contenuti su internet o direttamente dal suo pc.

Risultato finale la pagina apparira' con i contenuti scelti dall'utente
Ridando alle persone potere sui loro schermi

Quindi rendendo internet come un sacchetto di Doritos
Riempito solo con le cose che ti piacciono.

Ora ve lo lascio gustare




Non sono riuscito a trovare n'e' l'indirizzo a cui si fa riferimento nel video

www.onlythegoodstuff.com (che rimanda a questo sito http://www.registar.com/ nel quale si afferma che il domino e' registrato presso di loro)

n'e' il secondo sito www.wedontlikebanners.com che sembra non esista piu'

Facendo whois ho scoperto che il dominio e' stato registrato nel 2004 da una societa' di Phoenix e che scadra' nel 2014

Alla fine ho scoperto che si il video e' stato realizzato dall' art director Thomas Jonsson e dal writer Cark Fredrik Jannerfeldt della Berghs School of Communication, di Stoccolma e che ha vinto anche diversi premi (come si po' vedere a sinistra del sito Papercut)

Forse.... questo applicativo non esiste (ancora), ma il video attira l'attenzione, si fa ricordare e sopratutto trasmette un messaggio forte...

in un sacchetto di Doritos c'e' quello che ti piace

Da qui un alta riflessione, cosa accadrebbe se un applicativo simile esistesse sul serio?
Forse:
  • sarebbe la fine della pubblicita' on-line?
  • sarebbe boicottato?
  • si troverebbero nuove forme per fare pubblicita' sul web?
  • i consumatori lo adotterebbero in massa?
Non ho queste risposte, ma incuriosito da questo ipotetico applicativo mi sono imbattuto in un software (da cui forse e dico forse hanno tratto spunto i realizzatori della campagna Doritos)


Si chiama Add-Art ed e' un progetto open source

Si tratta di un add-on gratuito per FireFox di che sostituisce le pubblicita' dei siti internet con immagini di opere d'arte che cambiano ogni 2 settimane.

Sara' l'inizio della fine?

Io non credo (almeno non per adesso), ma queste sono le mie riflessioni.

Come sempre aspetto i vostri suggerimenti, riflessioni e commenti

Peto, scorreggia, flatulenza, scureggia ... Quando la pubblicità ha un odore

Oggi prendo spunto da un commento sul mio ultimo post, dove un anonimo si poneva, tra le altre, le seguenti domande:
"Quante insulse pubblicita' e quante scorregge dovremo ancora sorbirci?"

Ovviamente non ho potuto fornire una risposta né per la prima né per la seconda domanda, ma mi e' sorta la curiosita' di andare a vedere quante pubblicita' che contenessero scoregge ci fossimo già sorbiti (in Italia e altrove).

Dato che come ho già scritto in un precedente post i pubblicitari molto spesso per colpire i consumatori cercano di scioccarli, spiazzarli o divertirli (a volte a discapito del prodotto che non viene ricordato, anzi...) utilizzando i piu' diversi stratagemmi,

vedi ad esempio la pubblicita' delle Skittles

si saranno chiesti, un po' di tempo fa, perche' aspettare ancora infrangiamo anche il tabu' sociale del peto? Ma in quanti lo hanno fatto? Per quali prodotti?

La mia ricerca non poteva iniziare senza andare a leggermi la relativa pagina di Wikipedia dedicata all'argomento in questione, dove si possono trovare interessanti spunti

tra cui merita di essere citata

In molte culture, la flatulenza e' vista come imbarazzante e scortese; cio' e' anche dovuto al fatto che si tratta di un argomento tabu', e quindi un soggetto naturale per il cosiddetto toilet humour. E' il motivo per cui, in molti ambiti, ci si sforza di trattenere un peto in pubblico, assumendo posizioni tali da occultarne eventualmente il rumore e l'odore.” (… ma va?)

e ancora

"Un fenomeno naturale - escatologicamente pertinente - come la flatulenza non poteva passare inosservato neppure per la creativita' dei pubblicitari televisivi che, in tempo diversi, hanno fatto ricorso - in chiave evidentemente comica - ad una sua rappresentazione grafica (e sonora) per reclamizzare i prodotti più disparati, come patatine fritte, caramelle al mentolo e griffe di moda.

Qualcuno mi puo' aiutare a trovare questo spot sulle patatine fritte?

Quindi una volta chiarito il concetto ho iniziato la mia ricerca su YouTube con risultati che neanche io mi aspettavo.

Credo che tutti conoscano lo spot della D&G dove il fidanzato per sollevare dall'imbarazzo la sua ragazza, che dopo una cena messicana emette una “timida” scoreggia, si unisce a lei nell'emissione di gas....

Sembra che chi si ami veramente faccia anche queste cose



Nel caso appena citato si pubblicizzavano orologi, ma anche il cibo puo' utilizzare la scorreggia per “parlare” ho trovato infatti questo spot di un ristorante (ovviamente messicano) in cui si afferma che “il nostro cibo parla da se

Guardate e ascoltate, poi giudicate voi



Ma anche nella pubblicità del latte si puo' trovare la possibilita' di inserire una scorreggia, fosse anche preistorica, come dimostra questo video



Tornando in Italia credo che non necessitino di presentazioni gli ormai famosi gli spot della Vigorsol

lo scoiattolo pompiere



e i pinguini salva ghiaccio



Il famoso scoiattolo ha addirittura un proprio sito internet dove si possono seguire le sue avventure e i suoi peti tra video e giochini flash.

Ora, forse si tratta di un problema mio , ma nella mia mente si e' creata una strana associazione tra Vigorsol e scorregge per cui
  • ho il terrore di mangiare una di queste cingomme che sembra provochino flatulenza immediata
  • a differenza della realta', sembra che dall'ano possa uscire un getto di aria fredda (che ancora ancora puo' andare bene d'estate, ma non ora che l'autunno e' alle porte)
sara' stato questo lo scopo dei pubblicitari della Vigorsol???

Tralasciando i dubbi credo che solo in Italia sia possibile trovare una pubblicita' come questa



Non so voi, ma io non l'avevo mai vista forse
  • perche' quando vedo gli spot delle suonerie per cellulari mi fiondo sul telecomando per cambiare canale (visto che le trovo... come dire non proprio belle)
  • perche' e' stata veramente censurata
sta di fatto che dopo questo spot mi sono ricreduto e dovro' iniziare a guardare anche queste pubblicita'.

Se questo (con qualche irruzione straniera) era il mercato italiano, anche all'estero non si scherza

Credo che molti di voi si ricorderanno questo video che un paio di anni fa aveva fatto il giro del web



che nonostante la popolarita', a mio parere non ha portato ritorni interessanti a chi lo ha commissionato.

Per restare in ambito comico ci sono anche le gare di scorregge danesi, utilizzate in questo caso per sponsorizzare una lotteria, all'insegna dello slogan “sei un tipo vincente?”



La scorreggia puo' essere anche usata per fini sociali come dimostra questa campagna contro il fumo, che ho trovato a dir poco geniale



Ed ecco a voi un primo risultato che ho trovato molto interessante la maggior parte degli spot che utilizzano la scorreggia riguardano bibite

ad iniziare dalla Fanta che in linea con il suo slogan “sentiti libero” propone il peto di una ragazza.



Ma e' la birra che detiene il maggior numero di spot con scoreggia ad iniziare da questa
in cui per esaltare la naturalezza del prodotto si usa una bella donna e le si fanno fare cose naturali...



La medaglia d'oro di questa "ricerca scorreggia" spetta alla Bud Light nel cui sito potete anche trovare altre campagne pubblicitarie divertenti.

Per questa birra ho trovato addirittura quattro video che accostano la birra alle scorregge

sia che le facciano gli animali



gli uomini





o le donne



Concludo questa mia (sporca) ricerca con un video in pieno stile 2.0 dove si usa la partecipazione collettiva, per la creazione di una sinfonia un po' particolare




Tirando le somme posso dire che sembra proprio che il tabu' della scorreggia sia stato infranto molte volte, non so quanto sia stato utile ai prodotti ai cui è stato associato ma come al solito...

Queste sono le mie riflessioni , aspetto i vostri suggerimenti, riflessioni e magari qualche altra segnalazione per rendere più completa questa ricerca.

Aspetto soprattutto i vostri commenti che, per rimanere in tema come direbbe Shrek sono "Meglio fuori che dentro"

Il virus dell'ospitalità... una scoreggia per sentirsi a casa

Chi di voi non è mai stato in un hotel o in un albergo?
Beh se c'è qualcuno che non c'è mai stato, avrà almeno visto la pubblicità di una catena alberghiera.

Indipendentemente dall'interrogativo, credo che ognuno di voi si sarà fatto un'idea degli hotel / alberghi, posti più o meno cari, più o meno curati, in cui soggiornare per i più svariati motivi.

Ma quali sono i pensieri che accomunano ognuno di noi quando va in un hotel / albergo?

Da un piccolo sondaggio e da alcune esperienze (entrambe personali quindi con un valore in generale limitato) ho potuto scoprire che gli elementi comuni sono
  • la preoccupazione per la pulizia
  • il non sentirsi a casa propria
Una volta trovati questi elementi, se fossi il marketing manager di una catena alberghiera punterei su questi due elementi per la promozione della mia struttura

ma...
  1. non sono un marketing manager
  2. anche se lo fossi, non potrei basarmi su dati così personali e limitati
  3. ho scoperto che qualcuno ci ha già pensato

Visto che credo di non dovermi soffermare sul primo e sul secondo punto passo subito al terzo

La catena Extended Stay Hotels ha puntato su questi due elementi (pulizia, sentirsi a casa propria) per la sua campagna di comunicazione

Iniziamo dal primo, la "pulizia"

Voi quali pensate siano le zone più a rischio di una camera di un hotel / albergo
  • il letto ?
  • la televisione?
  • il bagno ?
  • gli asciugamani?
non ho la risposta, anche se credo molti di voi avranno pensato al bagno...

bene ad agosto si poteva vedere in rete questo video



che credo sia abbastanza esplicativo ...

Ripercorre tutte le possibili zone oscure di pulizia, (anche quelle a cui io non avrei mai pensato) compresa la famigerata tavoletta del wc che non leccherei neanche se l'avessi pulita io...

Ora durante la visione del video (che credevo un normalissimo filmato di un utente qualsiasi) dopo un primo pensiero circa la sanità mentale della protagonista sono passato a pensare ad un suo "latente" feticismo

Mi sono dovuto ricredere visto che il video si conclude con la protagonista che sorridente afferma "veramente pulito" e che mostra il palmo della sua mano dove si legge extstay.com sito che una volta digitato reindirizza "stranamente" al sito della Extended Stay Hotels e qui finalmente ho capito che si trattava di una campagna virale.

Ottima strategia virale, le visite ad oggi sono state 1423 che per un video su YouTube non sono male, considerando anche il ristretto budget utilizzato.

Ma non si finisce qui

Passiamo al secondo punto, "il non sentirsi a casa propria"

Sulla home page dalla catena capeggia questo slogan

Less like a hotel, more like home
(Meno simile ad un albergo, più simile a casa)

In merito a questo punto cito un passaggio del blog di Michela Murgia che trovo molto adatto anche se a modo suo contraddice quanto penso

...mi capita spesso di svegliarmi senza potermi ricordare immediatamente di dove mi trovo. Apro gli occhi, guardo il soffitto della camera dell’albergo e cerco di fare mente locale: dove mi trovo? Gli hotel alla lunga non aiutano: essendo fatti apposta per “farti sentire a casa ovunque”, ottengono l’inquietante risultato che se ci trascorri abbastanza tempo, alla fine rischi che casa tua ti sembra la casa di qualcun altro, perché non ci ritrovi gli ormai familiari 40 gradi di temperatura media delle stanze e lo shampoo monodose in bagno.

Dopo questa breve digressione ho continuato a fare ricerche, per trovare altri elementi che sottolineassero l'importanza data da questa catena alberghiera al problema di non sentirsi a casa propria...

Tra le altre cose mi sono chiesto e vi chiedo...
cosa vi fa sentire maggiormente a casa vostra?
  • il poter girare in mutande?
  • aprire il frigo quando ne avete voglia?
  • sapere dove sono esattamente le cose?
  • altro?
non so cosa abbiate risposto, per quanto mi riguarda, mi fa sentire a casa mia, il poter fare quello che voglio.

La ricerca è risultata fruttuosa visto che ho trovato quest'altro video




che ad oggi conta 227.941 visite.
In questo filmato il concetto del sentirsi a casa è riassunto dal comportamento di poter scorreggiare in santa pace.

Riassumendo partendo da un video (che credevo amatoriale) ho scoperto una campagna virale che mi ha fatto capire:

dal punto di vista antropologico che gli americani quando sono in un hotel / albergo
  • amano leccare un po' tutto ;-)
  • fanno delle scoregge capaci tra le altre cose di spegnere candele e spostare tende ;-)
dal punto di vista del viral marketing
  • che con un investimento limitato la catena Extended Stay Hotels è riuscita a trasmettere ad un buon numero di potenziali clienti, due messaggi fondamentali relativamente ai suoi hotel / alberghi:
1 la pulizia (direi a prova di maniaco)
2 la sensazione di sentirti a casa propria

Queste sono le mie riflessioni siete d'accordo?
Siete in disaccordo?
Cosa ne pensate?

I vostri commenti, suggerimenti e riflessioni sono attesi e graditi.
Solo una cosa... non fate come se foste a casa vostra ;-)

Sesso, comicità e... Spot

Quale è il miglior elemento da utilizzare per far breccia nella mente dei consumatori e far vendere un prodotto?

Comicità, Violenza, Shock, Sesso...

Nella maggior parte dei casi, mi sembra che l'argomento preferito dai pubblicitari sia il sesso.

Questa riflesione è partita da questo video



dove non mi è ben chiaro il collegamento con il prodotto e anzi a mio parere fa quasi passare in secondo piano il prodotto pubblicizzato.

In questa campagna ho invece riscontrato una maggiore attineneza con il prodotto (ah! la mente maschile come è semplice a volte)



Altre volte si suggeriscono usi alternativi di altri prodotti e non l'uso di quello sponsorizzato.

Da consumatore (e maschietto) l'unica cosa che mi fa venire in mente questa pubblicità è usare il cellulare per vedere la mia vicina che si fa la doccia non per acquistare una segreteria telefonica o una casella vocale.




Va bene queste campagne non sono italiane, ma anche i pubblicitari italiani non sono da meno, basta vedere questo spot



Le domande che continuano a girarmi per la testa sono:

Questo genere di campagne pubblicitarie sono utili per lo scopo per cui sono realizzate, far aumentare le vendite, oppure no?

Chi le vede si ricorda del prodotto o dello spot?

A mio parere no, ma voi cosa ne pensate?

Marketing Farmaceutico

Da un po' di tempo è sparito questo spot del primo farmaco della Coop




Forse anche per le proteste dell'associazione AltroConsumo

Questa "scomparsa" riaccende il dibattito sul Marketing Farmaceutico, tema ripreso anche in un recente articolo di Repubblica anche se riguarda solo i farmaci che possono essere pubblicizzati.

Bisogna ricordare che nel nostro Paese il Marketing Farmaceutico è sottoposto ad una rigida regolamentazione, che vieta la pubblicità dei farmaci da prescrizione (cioè di quelli che si vendono dietro prescrizione medica.)

A proposito di marketing farmaceutico, mi ha colpito questa affermazione:
"La pubblicità dei farmaci diretta al pubblico ...segue in maniera singolare le leggi del marketing"

Almeno questo è quanto sostiene una ricerca, di cui da notizia un articolo del Pensiero Scientifico Editore intitolato le vie della pubblicità sono infinite


Questa "scoperta", a mio parere forse un po' scontata non tiene contro del fatto che per il consumatore il farmaco non è altro che un prodotto come un altro, che soddisfa un suo bisogno.

Secondo voi i farmaci sono un "prodotto" come qualsiasi altro?

Una cosa è certa i consumatori vogliono più informazione il problema è
Chi deve fornire questa informazione?

Non siate frettolosi a rispondere, bisogna tenere in considerazione più aspetti, ve ne sottopongo due :

  1. Chi meglio delle case farmaceutiche può fornire informazioni precise su un farmaco?
  2. Chi più delle case farmaceutiche ha interesse a che si vendano farmaci?
Che ruolo ha il Marketing in tutto questo?

Beh a mio parere ha un ruolo IMPORTANTISSIMO non fosse altro perché per come lo intendo io è l'impronta stessa dell'azienda, è lo strumento che differenzia un prodotto di successo da un altro .
Come tutti gli strumenti poi tutto dipende da come li si
usa

Negli Usa le aziende farmaceutiche (e a mio parere, le loro sezioni marketing) hanno compreso l'importanza di un informazione trasparente. Sono in numero crescente le aziende farmaceutiche firmatarie del nuovo
Physician Payments Sunshine Act per la regolamentazione dei rapporti tra medici e Aziende Farmaceutiche

E i consumatori che ruolo hanno?
Sicuramente non di meri spettatori, ma di agenti attivi. Come dimostra anche la recente nascita del sito
Marketing Overdose
contro il marketing irresponsabile delle aziende farmaceutiche ripresa anche dall'associazione Altroconsumo

Voi cosa ne pensate? ...

A voi l'ardua sentenza

Se vi interessa qualche altro dato sul ruolo dei consumatori, gli strumenti del Web 2.0 e le aziende farmaceutiche potete dare un'occhiata alla mia presentazione
"Web 2.0 e aziende farmaceutiche"


... e magari farmi sapere cosa ne pensate.

Societing? Per me semplicemente Marketing 2.0 Terza puntata

Terza puntata sul tema del Marketing e del societing, le altre puntate le potete trovare seguendo i link sottostanti
Prima Puntata
Seconda Puntata

Tornando al societing io preferisco usare l'espressione Marketing 2.0. Forse si tratta solo di una questione terminologica dato che sono in accordo con le tesi del dottor Fabris.

Il mercato è sempre più composto da tribù di consumatori e corrispondenti nicchie di mercato.
  1. I consumatori scelgono sempre di più prodotti "socialmente responsabili"
  2. L'importanza dell'informazione
  3. La nuova forza dei consumatori, ormai ConsumAttori o Prosumer
Le aziende cercano di adattarsi a queste esigenze costruendo i prodotti sui valori dei consumatori, ecologia, difesa delle risorse naturali, maggiore partecipazione e coinvolgimento.

Esempi per la prima tesi

"Tutti parlano d'ecologia. Renault agisce".
Il co-marketing di Dash ed Enel per il risparmio energetico
Altri esempi si possono trovare in questo articolo di Repubblica: Pubblicità, il marketing ora è verde La forza del messaggio "pulito"

Seconda tesi

Dalla ricerca dell'EIAA European Interactive Advertising Association emerge che dopo una ricerca sul Web, il 40% degli acquirenti online europei cambia idea sui marchi da acquistare

Paese - % di chi cambia idea sul marchio da acquistare dopo una ricerca su Internet
Regno Unito 49%
Danimarca 48%
Norvegia 44%
Paesi Bassi 44%
Belgio 42%
Svezia 42%
Media europea 40%
Francia 36%
Germania 37%
Spagna 34%
Italia 27%

Anche per la terza tesi gli esempi non mancano
  • Lego Mindstorms dove i consumatori partecipano alla costruzione del prodotto
  • La tribù Ducati contribuisce alla sviluppo della moto
  • La pubblicità dell'iPod Touch creata da un consumatore che aveva girato e caricato su YouTube uno spot amatoriale
Le aziende stanno cercando di fidelizzare il cliente creando un rapporto con il prodotto, con una delle migliori strategie, rendere il consumatore partecipe della costruzione del prodotto

Date queste premesse, per quanto riguarda il cambiare il nome al Marketing io credo che più che Societing vada bene Marketing 2.0, infatti si tratta solo di un'evoluzione di quanto è già presente e che si sta evolvendo.

Spetterà alle imprese far si che questa "filosofia di Marketing 2.0" impronti tutta la sua struttura e di conseguenza si trasmetta ai Prosumer o consumatori.

Il rapporto impresa - persona, ne trarrà beneficio, entrambi interagiranno e raggiungeranno il loro Profitto

La discussione, come anche il fenomeno è in continua evoluzione Voi cosa ne pensate? Meglio Societing o Marketing 2.0?

Post più popolari