Social Network, Vaccini, Pazienti e Case Farmaceutiche, Reputazione e Informazione

Oggi voglio parlarvi di social network e salute elencando alcuni elementi utili per la riflessione iniziata nel post Marketing farmaceutico piu' pubblicita', piu' visite piu' farmaci... le case farmaceutiche stanno a guardare?

Elemento 1) Social Network e Comportamenti Virtuosi

Parto da uno studio di Damon M. Centola, pubblicato su Science, dal titolo:

The Spread of Behavior in an Online Social Network Experiment

che in italiano suonerebbe piu' o meno cosi':

La diffusione del comportamento in un esperimento con un social network online

Lo studio giunge a un interessante risultato:

gli individui sono tanto più' propensi ad adottare comportamenti salutari, quanto più' fitti sono i contatti dei social network (reti sociali) che frequentano.

Cerco di sintetizzare lo studio.

Centola ha utilizzato un social network e coinvolto 1528 persone in diversi esperimenti.

I partecipanti con profili anonimi e una serie di interessi sulla salute, sono stati appaiati con gli altri partecipanti che condividevano gli stessi interessi e ricevuto aggiornamenti via e-mail che li informano sulle attivita' dei loro compagni di salute.

Le persone sono state divise in due gruppi, uno caratterizzato da amicizie di lunga data e l'altro caratterizzato da nuovi contatti e densi scambi per vedere quale gruppo aveva una maggiore probabilita' di registrarsi ad un Forum online sulla salute.

Del primo gruppo solo il 38% ha aderito al forum, mentre del secondo gruppo ben il 54% ha aderito al forum.

Dimostrando come il rinforzo sociale e la ripetizione di un messaggio permettano la diffusione di un comportamento molto piu' velocemente.

Per chi volesse approfondire puo' trovare ulteriori informazioni in italiano sul sito Partecipasalute


Elemento 2) Social Network e Vaccini

Non e' tutto oro quello che luccica, infatti, se da una parte i social network sono visti in modo positivo da un altro punto di vista sono considerati in modo negativo.

Come esempio vi lascio alla lettura di questo articolo di Repubblica dal titolo:

"Vaccini, disinformazione in rete"
Farmindustria contro i social network
Su Facebook 40mila pagine e 1.200 gruppi tematici con il 95% di giudizi negativi sulla più nota delle terapie preventive; bocciature simili su Youtube e Netlog. I produttori preoccupati lanciano l'allarme e preparano un libro bianco per combattere i pregiudizi diffusi in rete"

Voglio pero' riportare una dichiarazione di Daniel Jacques Cristelli, presidente del Gruppo vaccini di Farmindustria a mio parere interessante per la riflessione:

"Il problema e' che sul web tutti possono o devono dare la loro opinione e cosi' spesso si alimenta la cattiva o vecchia informazione. Ne siamo tutti vittime e finisce che non sappiamo piu' a chi credere, mentre i riferimenti per l'approccio ai vaccini dovrebbero essere altri, ministero della Salute e Istituto superiore di sanita' in testa, poi i medici con i loro consigli..."


Elemento 3) Social Network, Pazienti e Case Farmaceutiche,

Patients Like Me e' un social network nato nel 2004, che attualmente conta circa 55.000 iscritti, in cui i pazienti condividono le loro esperienze e i loro dati clinici.

Per illustrarlo preferico lasciar parlare Jamie Heywood che nel video (sottotitolato in italiano) spiega, come insieme ad altre persone abbia creato Patients Like Me, lo spirito e il funzionamento del progetto.



Per chi invece volesse una sintesi scritta del progetto la puo' trovare qui .

Questo social network si finanzia vendendo agli operatori sanitari, tra cui le case farmaceutiche i dati dei pazienti in forma anonima.

Come dichiarano anche nella sezione FAQ

"How does PatientsLikeMe make money?
We take the information patients share about their experience with the disease, and sell it in a de-identified, aggregated and individual format to our partners (i.e., companies that are developing or selling products to patients). These products may include drugs, devices, equipment, insurance, and medical services. We do not rent, sell or share personally identifiable information for marketing purposes or without explicit consent. Because we believe in transparency, we tell our members exactly what we do and do not do with their data.
By selling this data and engaging our partners in conversations about patient needs, we're helping them better understand the real world medical value of their products so they can improve them. We are also helping companies accelerate the development of new solutions for patients. Our end goal is improved patient care and quality of life."

Che in italiano suonerebbe piu' o meno cosi':

Come fa PatientsLikeMe a finanziarsi?
Prendiamo le informazioni condivise dai pazienti sulla loro esperienza con la malattia e le vendiamo in forma anonima in formato aggregato e individuale ai nostri partner (per esempio, aziende che sviluppano o vendono di prodotti per i pazienti). Questi prodotti possono includere farmaci, dispositivi, attrezzature, assicurazioni e assistenza medica. Noi non affittiamo, vendiamo o condividiamo le informazioni personali per scopi di marketing o senza esplicito consenso. Perche' crediamo nella trasparenza diciamo ai nostri utenti esattamente cio' che facciamo e non facciamo con i loro dati.
Con la vendita di questi dati e coinvolgendo i nostri partner in conversazioni sui bisogni dei pazienti, li aiutiamo a comprendere meglio il reale valore medico mondiale dei loro prodotti in modo che possano migliorare. Stiamo anche aiutando le aziende ad accelerare lo sviluppo di nuove soluzioni per i pazienti. Il nostro obiettivo finale e' una migliore cura del paziente e la qualita' della vita.

Nella sezione dedicata ai partners




sono indicati tutti i possibili vantaggi che le case farmaceutiche, chi si occupa di piani sanitari o altri soggetti possono trarre dall'utilizzo dei dati forniti da Patients Like Me.

Che ci sia interesse verso questi e altri dati lo dimostra un'interessante articolo del Wall Street Journal che trattando del mercato dei dati personali online, segnala anche un "raschiamento / rastrellamento" dei dati di Patients Like Me da parte della societa' Nielsen Co.


Alla luce di questi elementi ritengo ancora valida la mia prima riflessione e cioe' che i social network come qualsiasi altro strumento non sono buoni o cattivi a priori, tutto dipende dall'uso che se ne fa.

I social network potrebbero:

  • ingenerare comportamenti virtuosi da parte delle persone,
  • Aiutare i pazienti, ma anche le imprese.

Voi cosa ne pensate?

Come sempre i vostri contributi, opinioni, suggerimenti sono attesi e graditi.

La guerra delle cole: Pepsi Vs Coca Cola

Oggi voglio parlarvi di una campagna pubblicitaria che ha riciclato una vecchia idea e l'ha resa piu' attuale.

La campagna pubblicitaria e' quella della Pepsi, che ha attualizzato (includendo un social media quale YouTube) uno spot del 1995.

La campagna, ripresa anche su Youtube e Facebook si inserisce a pieno titolo nel filone della guerra delle cola in cui la Pepsi ha il ruolo dell'attaccante.

Andiamo con ordine, analizzando il primo spot della Pepsi.

Nella campagna del 1995 un camionista della Pepsi si ferma, in una fredda notte, ad una tavola calda dove tra i (pochi) clienti c'e' anche un camionista della Coca Cola.
Una cameriera mette nel jubox una canzone degli Youngbloods "Get Together".
La canzone piace ad entrambi ed e' un ottimo pretesto per iniziare a conversare del duro lavoro e dei figli.
Rotto il ghiaccio i due si scambiano le rispettive bibite per un assaggio.
Colpo di scena, dopo aver provato la Pepsi il camionista della Coca Cola non vuole restituire la Pepsi e si intuisce una rissa per la bibita.

Questo e' il video del 1995



Questo invece e' il video del 2010



Vi direi di trovare le differenze tra i due spot dopo aver visto i video...
Ma vi semplifico il compito elencando le differenze e le uguaglianze che ho trovato io:
  • i due camionisti (della Coca Cola Zero e della Pepsi Max) si incontrano, questa volta in una calda giornata (elemento che invoglia maggiormente a consumare una bibita fresca) sempre ad una tavola calda.
  • Il camionista della Pepsi dello spot del 1995 ora interpreta il gestore della tavola calda.
  • Anche questa volta il camionista della Pepsi entra per secondo.
  • La cameriera, mette nel jubox una canzone dei War "Why Can’t We Be Friends?"
  • Anche questa volta i due camionisti esprimono apprezzamento verso la canzone.
  • Nel secondo spot i camionisti iniziano a conversare direttamente della nuova Pepsi tralasciando altri argomenti.
  • Non si vede il camionista della Pepsi bere la Coca Cola, ma solo il camionista della Coca Cola bere la Pepsi
  • Elemento nuovo: il camionista della Pepsi riprende con il suo cellulare il camionista della Coca Cola che beve la Pepsi Max e condivide il video su YouTube.
  • Anche questa volta lo spot finisce una rissa
Ovviamente se voi trovate altre differenze/uguaglianze fatemelo sapere...


Ritornando alla guerra delle cole, come ho detto all'inizio, nelle campagne di comunicazione la Pepsi ha quasi sempre il ruolo dell'attaccante.
A mio parere nella sua comunicazione la Pepsi cerca di
  1. mettere in ridicolo la Coca Cola
  2. far passare il messaggio che la sua cola e' meglio di quella del concorrente
  3. far passare il messaggio che la Pepsi e' la scelta migliore
  4. far passare il messaggio che un consumatore Pepsi non puo' bere Coca Cola
Ecco alcuni esempi della 1° tipologia (mettere in ridicolo) che coinvolgono i camionisti della Coca Cola e delle Pepsi.








2° Tipologia La Pepsi e' meglio della Coca Cola
Dal 1975 la Pepsi ha lanciato la pubblicita' Pepsi Challenge, mostrando persone che in un blind test sceglievano la Pepsi al posto della Coca Cola ecco qualche esempio:








3° Tipologia la Pepsi e' la scelta migliore (e non solo per gli umani)








4° Tipologia un consumatore Pepsi non puo' bere Coca Cola ma, un consumatore di Coca Cola puo' bere una Pepsi







Passando alla Coca Cola, ho trovato un solo esempio in cui la societa' di Atlanta ha utilizzato una delle strategie delle Pepsi affermando che i consumatori preferiscono la Coca Cola alle altre cole.



Tutti questi esempi sono delle pubblicita' comparative che (purtroppo) qui in Italia non potrebbero andare in onda visto che il codice di autodisciplina pubblicitaria all'articolo 15 prescrive che

Art. 15 – Comparazione
e' consentita la comparazione quando sia utile ad illustrare, sotto l'aspetto tecnico o economico, caratteristiche e vantaggi dei beni e servizi oggetto della comunicazione commerciale, ponendo a confronto obiettivamente caratteristiche essenziali, pertinenti, verificabili tecnicamente e rappresentative di beni e servizi concorrenti, che soddisfano gli stessi bisogni o si propongono gli stessi obiettivi.
La comparazione deve essere leale e non ingannevole, non deve ingenerare rischi di confusione, ne' causare discredito o denigrazione. Non deve trarre indebitamente vantaggio dalla notorieta' altrui.

E' anche vero che qui in Italia la rivalita' dei due marchi non e' percepita come negli USA, dove ad esempio la decisione di servire Coca Cola o Pepsi puo' influenzare le persone nella scelta dell'hotel.

Per chi volesse approfondire vi segnalo questo interessante servizio di History Channel che potete vedere su YouTube:
1/5 - 2/5 - 3/5 - 4/5 - 5/5

Voi cosa ne pensate ?
Da quale parte state?
Cosa pensate della pubblicita' comparativa?

I vostri commenti, suggerimenti, opinioni sono attesi e ben graditi.


AGGIORNAMENTO 

Continua la lotta di spot tra le due bibite, anche se questa volta la Pepsi ha introdotto un elemento nuovo (e a mio parere un po' scorretto)...
La presenza di un testimonial (in questo caso Snoop Dogg) alterando il dualismo precedentemente rappresentato esclusivamente dalle due bevande.



Se le donne "Rasano il pratino" (Mow The Lawn), gli uomini dicono "Via i pelli dalle mie cose" (Hair Off My Stuff)

Oggi riprendo il discorso sulla depilazione, gia' affrontato QUI per le donne e QUI per gli uomini.

Ritorno sul discorso perche' la Wilkinson ha dichiarato guerra ai peli maschili con una nuova "ironica"campagna Hair Off My Stuff (Via i peli dalle mie cose) per promuovere il rasoio Wilkinson Quattro Titanium Body


La campagna si compone di un sito internet che contiene una serie di video

I 4 video che raccontano
  • le storia di tre uomini (Armando, Ferguson, Benton) che combattono con il problema dell'ipertricosi
Armando che si ritrova con peli, tra le altre cose, sulla sua racchetta, scarpe e palle da tennis.
Vince le partite, ma non ottiene l'amore delle donne.

Ferguson che settimanalmente deve mettere la carta da parati del suo appartamento per nascondere la crescita dei peli sulle pareti e nascondere le cose su cui sono cresciuti i peli.

Benton and Margelina, una coppia che si incontra in una libreria e decide di andare a vivere insieme. Nonostante l'amore Margelina fantastica su un ambiente meno peloso.


Gli altri 3 video, presentati da Margelina contengono consigli utili sui modi migliori per risultare piu' attraenti per le donne, trovare piu' facilmente i propri "attrezzi", eliminando i peli superflui dalle proprie cose:
  • d'avanti
  • dietro
  • su dadi e bulloni


Se per le donne la Wilkisons ha usato la metafora del “prato per gli uomini ha deciso di utilizzare la metafora della macchina, dei bulloni e delle viti.

Anche in questo caso la Wilkisons ha deciso di puntare sull'assurdo / ironico (???) piuttosto che affrontare il problema con un altro approccio...

Forse questa scelta di Marketing a mio parere abbastanza convenzionale
non utilizza mezzi di comunicazione "innovativi" per proporre il prodotto in maniera "alternativa" ma...

cerca di puntare sul PassaParola, come gia' successo per l'omonimo femminile Wilkinson Quattro for Women

A mio parere erano più divertenti e interessanti le vecchie campagne della Gillette


e della Philips




(che ora non c'è più) sostituita dalla nuova campagna che punta sul sociale Deforest yourself. Reforest the World con la quale la Philips offre di piantare un albero per ogni Bodygroom venduto.

Per la Philips infatti l'unica deforestazione sostenibile e' quella del proprio corpo.

Qui gli altri dettagli dell'iniziativa, col la quale la Philips ha decisamente cambiato l'orientamento del suo messaggio che prima puntava esclusivamente sull'ironia, mentre ora punta anche sul sociale...

senza pero' eliminare la presenza di un testimonial femminile come Carmen Electra
... giusto per invogliare maggiormente il pubblico maschile.


Ma ovviamente queste sono le mie considerazioni.

Voi cosa ne pensate?

I vostri consigli, opinioni, suggerimenti, sono attesi e graditi.

Internet e Salute nuovi dati su questo rapporto

Oggi riprendo il discorso iniziato con il post "Internet e Salute... Alcuni dati interessanti su questo rapporto, sui pazienti, sui medici e sulle aziende farmaceutiche" per parlare nuovamente di Internet, Salute e marketing farmaceutico.

Parto da una ricerca della Epsilon dal titolo:

A Prescription for Customer Engagement: An Inside Look at Email Marketing for the Pharmaceutical Industry

ovvero

Una ricetta per il coinvolgimento dei clienti: uno sguardo all'interno dell'Email Marketing (Ita - Eng) per l'industria farmaceutica

Inizio dal primo dato che emerge da questa ricerca

Alla domanda:
Come preferisci conoscere i prodotti farmaceutici?

Le risposte sono state:
  • Parlando con un medico 72%
  • Siti web (ad esempio, WebMD) 54%
  • Parlando con un farmacista 41%
  • E-mail da un marchio o un'azienda farmaceutica 38%
  • Offline pubblicità / marketing 30%
  • Conversazione telefonica con un medico 22%
  • E-mail da un medico il 14%
  • Conversazione telefonica con un farmacista 12%
  • E-mail da un farmacista 10%
Da questa prima serie di risposte si evidenzia che il rapporto "personale e diretto" con il proprio medico e farmacista è ancora considerato fondamentale dalle persone per la conoscenza dei prodotti farmaceutici.

Aggiungiamo alcuni elementi a questo dato che non sembra essere sfuggito alle case farmaceutiche.
Si sa che le industrie farmaceutiche “curano” molto attentamente le loro relazioni con i medici, ma come possono utilizzare al meglio queste relazioni?

Primo elemento reputazione


In termini di reputazione, le case farmaceutiche possono beneficiare, anticipando una tendenza (legislativa e popolare) verso la trasparenza, di un miglioramento della loro reputazione.
Lo hanno già fatto 4 case farmaceutiche (Eli Lilly, Merck, GlaxoSmithKline, Pfizer) rendendo pubblici alcuni dati relativi ai loro pagamenti nei confronti dei medici.

Un beneficio per la propria credibilità e trasparenza quanto mai necessario vista la reputazione di cui “godono”le Big Pharma.

Ad esempio per la maggior parte delle organizzazioni di pazienti, le case farmaceutiche sono inaffidabili in quanto a trasparenza, come risulta dai dati riportati in un articolo del Financial Times dal titolo Patients’ groups distrust ‘big pharma’ (le organizzazioni dei pazienti non hanno fiducia nei confronti delle grandi case farmaceutiche) dove si può visualizzare anche questa interessante tabella


Il secondo elemento riguarda il rapporto tra medici e web.

...l' Ue punterà sui dottori virtuali: medici on line a portata di click, pronti a fare diagnosi in diretta e a tenere sotto controllo i trattamenti dei malati cronici ...

Probabilmente, non sembrerà più così fantascientifico il progetto del New Media medicine del MIT Media Lab che sperimenta nuove tecnologie multimediali per consentire nuove collaborazioni tra medici, pazienti e comunità, come si vede in questo video.

Per restare in ambito italiano si può segnalare l'iniziativa dei pediatri liguri Pediatri al pc per rispondere ai piccoli pazienti


Tornando alla ricerca della Epsilon nei risultati subito dopo i medici e i farmacisti vengono i siti web.

Anche qui aggiungiamo degli elementi

Primo elemento
i social media
  • Social media e l'influenza nell'e-mail marketing


  • Social media e pazienti
A questo proposito sono interessanti i dati forniti dall'indagine della Digitas Health sull'influenza di Internet e dei social media per le informazioni sulla salute da parte degli europei e degli americani.

Da questa indagine risulterebbe che i nuovi media avrebbero un impatto maggiore in Europa che non negli Stati Uniti.

Alcuni dati dell'indagine:
  • Il 67% dei consumatori europei dichiarano di avere fiducia nelle informazioni che trovano nei social-media rispetto al 45% dei consumatori americani.
  • Il 52% dei medici europei ritiene che gli operatori sanitari dovrebbero partecipare alle discussioni con i pazienti nei forum e nei social network, rispetto al 41% dei medici statunitensi.
  • il 41% dei medici europei crede che i social media avranno un ruolo sempre più importante nel plasmare la loro gestione e il trattamento del paziente, contro il 23% dei medici statunitensi.
  • La metà dei medici europei ritiene che le aziende farmaceutiche possono e devono offrire servizi digitali che possono essere integrati nei loro servizi di assistenza primaria e secondaria, rispetto ad un quarto dei medici degli Stati Uniti.
  • Il 40% dei medici in Europa crede che i social media avranno un ruolo sempre più importante nel modellare la gestione e il trattamento del paziente, e per il 70% i social media svolgono un ruolo sempre più importante nel plasmare le opinioni dei pazienti circa i loro farmaci e la loro condizione.


  • Uso dei social media da parte dei pazienti
Come risulta da una ricerca di Pew Internet and american life project , sopratutto i pazienti colpiti da malattie croniche, trovano un grande aiuto nell'utilizzo dei social media scambiandosi informazioni sui trattamenti, consigli, testimonianze e altro.

Secondo elemento Rapporto tra pazienti, medici e Internet
Per questo elemento ci fornisce i dati un recente articolo del The New England Journal of Medicine intitolato:

Untangling the Web — Patients, Doctors, and the Internet

Ovvero

Districare il Web - pazienti, medici, e Internet

Che illustra come sono cambiati i ruoli e l'informazione tra medici e pazienti grazie a Internet.
Il web rappresenta uno strumento nella mani dei pazienti, mentre le conoscenze e le tecnologie precedenti erano nelle mani dei medici.

Tornando alla ricerca della Epsilon sull'e-mail marketing per l'industria farmaceutica al quarto posto, dopo i siti web si posizionano le email da parte della case farmaceutiche.

Le ragioni che spingono le persone a iscriversi per ricevere le email da parte delle Big Pharma sono chiarite meglio dalla seconda domanda della ricerca.

Perché iscriversi per ricevere email da società farmaceutiche?
  • Per ricevere coupon 68%
  • Sentir parlare di nuovi prodotti 56%
  • Per ulteriori informazioni sui prodotti esistenti, 47%
  • Per aiutarmi a gestire una condizione che ho io o qualcuno vicino a me ha 39%
  • Per aiutarmi a rimanere motivato a seguire le raccomandazioni del mio medico per l'adozione delle prescrizioni 16%
  • Comunità / interazione con gli altri con problemi di salute simili 13%
Aggiungo un elemento la politica degli sconti

si tratta di una strada battuta dalle aziende farmaceutiche, per diversi scopi e obiettivi basta vedere le diverse iniziative, come quella:

Altri elementi da tenere in considerazione :

Riepilogando dall'analisi di questi dati emerge
  • l'importanza del ruolo dei medici sia on line che off line
  • il nuovo ruolo giocato da internet e dai nuovi media nella comunicazione della salute
  • il ruolo attivo dei pazienti nei social media
  • l'utilizzo da parte delle case farmaceutiche di strategie di marketing e comunicazione "vecchia scuola" preferite agli strumenti offerti dai nuovi canali di comunicazione. Internet e i nuovi media sono utilizzati in modo "embrionale" e "unidirezionale" sia per la mancanza di una regolamentazione legislativa, sia per l'utilizzo esclusivamente commerciale

E voi cosa ne pensate ?

I vostri
contributi, opinioni, suggerimenti sono attesi e graditi

Paradiso vs Inferno, luoghi troppo affollati o con poca compagnia... Perche' nessuno sceglie il Purgatorio?

Scelgo il paradiso per il clima e l'inferno per la compagnia.

Ho deciso di iniziare il post di oggi con questa citazione di Mark Twain perche' ultimamente il clima in Paradiso e' cambiato, si e' surriscaldato mentre all'Inferno non c'e' piu' molta compagnia.

Si puo' parlare di Paradiso e Inferno da diversi punti di vista... Ma dal punto di vista pubblicitario chi o cosa si puo' pubblicizzare sfruttando il concetto e l'ambientazione del Paradiso e/o dell'Inferno?

Saltando la chiesa, che fa marketing a modo suo... Tra l'altro utilizzando il “testimonial ideale” la prima cosa che mi e' venuta in mente e' pubblicizzare un prodotto legato alla “dipartita” o all'aldila'.

Non pensavo che esistessero campagne pubblicitarie di questi prodotti, ma mi sono dovuto ricredere...

Un esempio e' lo spot di questa agenzia di servizi funebri giapponese, dotata di un impegno “quasi da cartone animato” verso i propri clienti.



Un altro accostamento possibile e' quello con il cibo o le bibite.

Ne sono esempi gli spot della McDonald's



o della Red Bull



I prodotti insomma possono essere i piu' diversi, l'importante e' fare leva:
  • sulle sensazioni paradisiache che offre il prodotto,
  • sull'infernalita' di una situazione dovuta alla mancanza del prodotto stesso,
  • sul sollievo che in una situazione “infernale” apporta il consumo del prodotto.

Se il prodotto, come recita un proverbio turco, deve essere:
"Nero come l'inferno, forte come la morte, dolce come l'amore".
l'Inferno e' sicuramente l'ambientazione perfetta.

Sembra invece che per i pubblicitari, tranne qualche eccezione, l'ambientazione ideale per questo prodotto sia il Paradiso, con tutti i problemi che ne sono derivati, come dimostrano questi articoli del:

Per chi non avesse visto i link suggeriti svelo che il prodotto di cui sto parlando e' il caffe'.

La prima campagna pubblicitaria sul caffe' con ambientazione il Paradiso e' stata lanciata dalla Lavazza 15 anni fa.

Per testimoniare questo traguardo, l'azienda ha raccolto tutte le informazioni relative a questi 15 anni in un sito internet.


Un video ha cercato di sintetizzare questi 15 anni




ma tutte le campagne della Lavazza le trovate QUI

Sembrava che il Paradiso fosse "un'esclusiva" della Lavazza, ma da un paio di settimane la Nespresso ha lanciato la sua campagna di spot, con George Clooney e John Malkovich, ambientata indovinate un po'...

Esatto, in Paradiso.

In Italia per ora e' andato in onda solo questo spot



ma ci sono anche questi







La Lavazza non ha gradito la cosa, minacciando di presentare ricorso al Gran Giuri' della Pubblicita'.

La vicenda, forse a causa del periodo festivo, per ora sembra sospesa dato che la campagna della Nespresso continua ad andare in onda.

Apro una parentesi...

Sulla campagna della Nespresso, leggendo qua e la si può notare che le idee sul ruolo di John Malkovich non sono ben chiare: per alcuni e' San Pietro mentre per altri e' dio.

Non so quale ruolo avessero deciso di assegnare a Malkovich, ma a mio parere sarebbe stato un ottimo malvagio giù all'inferno e anche la campagna pubblicitaria, ambientata all'Inferno, ne avrebbe giovato.

Chiudo la parentesi

La guerra sull'originalita' di una campagna pubblicitaria sul caffe' non e' nuova visto che in precedenza si era gia' verificata una situazione simile.

In quella situazione erano contrapposte la campagna Paradiso della Lavazza contro quella infernale della Segafredo

Questi sono i video della campagna infernale

Inferno




Inferno Quiz




Festival Infernale



Inferno (girone dei golosi)





In quel caso, come riportano le cronache, la spunto' la Segrafredo ed il suo omaggio a Toto'

In questo nuovo caso chi vincera' ???

Cosa ne pensate della campagna della Nespresso?

E' giusto il ricorso della Lavazza?

Non so come si evolvera' la situazione ma spero che la campagna della Nespresso possa andare avanti comunque.

Credo che gli spot della Nespresso ambientati in Paradiso siano solo un passaggio di una storia in evoluzione.

Non sono riuscito a trovare nessuno spot ambiento in purgatorio (anche se sembra che la Lavazza ne abbia girato uno come si puo' leggere qui) e qui si ripropone la domanda inserita anche nel titolo del post...

Come mai si litiga sul Paradiso e sull'Inferno e non sul Purgatorio?

Perche' per colpire l'immaginario e' necessario usare immagini forti e il Purgatorio e' una via di mezzo, un grigio tra il bianco e il nero?

Perche' e' difficile trovare un'idea originale per sfruttare questa ambietazione?

Perche' in alcune culture non esiste?

Conoscete delle campagne pubblicitarie ambientate in Purgatorio?

Quale prodotto associate al Purgatorio?

Come sempre in questi casi non ho una risposta definitiva a queste domande e chiedo il vostro aiuto.

I vostri contributi, opinioni, suggerimenti sono attesi e graditi per sviluppare la discussione.


AGGIORNAMENTO

Gli spot (in Paradiso) della Nespresso potrano continuare ad andare in onda.

Il 14 gennaio 2010 si e' , infatti, pronunciato il "Gran giuri' della pubblicita'", sentenziando quanto segue:

"Il Giuri', esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara il difetto di legittimazione passiva di Nestle' e che il video diffuso sulle principali reti televisive terrestri non è in contrasto con l'art. 13 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale."

Per chi non lo conoscesse l'articolo 13 recita che:
Art. 13 – Imitazione, confusione e sfruttamento
Deve essere evitata qualsiasi imitazione servile della comunicazione commerciale altrui anche se relativa a prodotti non concorrenti, specie se idonea a creare confusione con l'altrui comunicazione commerciale.
Deve essere inoltre evitato qualsiasi sfruttamento del nome, del marchio, della notorietà e dell'immagine aziendale altrui, se inteso a trarre per sé un ingiustificato profitto.


Nuova puntata...

Il paradiso puo' attendere... le capsule no



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