Marketing farmaceutico piu' pubblicita', piu' visite piu' farmaci... le case farmaceutiche stanno a guardare?

Oggi voglio parlarvi di marketing farmaceutico e dell'uso da parte delle case farmaceutiche dei social media.

Se non vedete subito il collegamento tra questi due elementi non preoccupatevi a breve vi sara' chiaro.

Parto dal marketing farmaceutico e da uno studio secondo il quale la pubblicita' fa aumentare le vendite dei farmaci.

Lo spunto me lo ha dato un articolo della Stampa dal titolo:

La pubblicita' di farmaci aumenta visite mediche e prescrizioni

L'articolo riassume il risultato di una ricerca della University of North Carolina a Chapel Hill School of Medicine coordinata dal dr. Spencer D. Dorn.

Intitolata:

Drug industry marketing direct to consumers and doctors may lead to prescription overuse

che tradotta dovrebbe avere piu' o meno questo titolo:

Industria farmaceutica, la pubblicita' diretta ai consumatori e ai medici puo' condurre ad un eccesso di prescrizioni.

Secondo questa ricerca potrebbe esistere un legame tra la pubblicita' dei farmaci e l'aumento delle visite mediche e delle prescrizioni di farmaci.

Il legame potrebbe essere dovuto all'aumento di consapevolezza da parte delle persone circa la propria salute (“causato” dalla pubblicita') che porterebbe a maggiori visite dal proprio medico con possibile aumento delle prescrizioni di farmaci.

Studiando le vendite di un determinato farmaco contro la costipazione cronica (stitichezza) e la sindrome da colon irritabile si e' osservato che le vendite durante la campagna promozionale sono aumentate, mentre sono tornate alla normalita' dopo un po' di tempo in assenza di altre campagne.

Partendo da questi risultati si e' formulato il possibile legame tra pubblicita' e vendite.

Quindi.... La pubblicita' fa aumentare le vendite...

O forse l'aumento delle vendite e' dovuto alla maggiore consapevolezza / "preoccupazione" della propria salute da parte delle persone?

Ovviamente non ho la risposta, l'unico dato certo e' che la pubblicita' diretta al consumatore o DTCA (Direct To Consumer Advertising) non e' ammessa in Italia ma solo negli USA e in Nuova Zelanda.

Alla luce di questa scoperta che attualmente pero' non puo' essere utilizzata nel mercato europeo (o almeno non in queste forme) , alcuni dati su cui riflettere:
anche se in Italia:
Per quanto riguarda i pazienti l'ultimo dato che sono riuscito a reperire e' del 2006:
Le case farmaceutiche stanno utilizzando i social media per avvicinarsi ai consumatori e ai medici aumentare la loro consapevolezza / informazione ?

Ho gia' affrontato il rapporto delle case farmaceutiche ed il web 2.0 (di cui i social media sono parte integrante) piu' di due anni fa in una presentazione on line dal titolo “Web 2.0 e Aziende Farmaceutiche”.


Ho utilizzato questa presentazione anche durante un colloquio presso una multinazionale farmaceutica con un risultato a dir poco sconcertante dopo le prime slide mi hanno fermato per chiedermi cosa era il web 2.0 visto che non lo conoscevano e pensavano fosse la seconda release di un qualche software.

Ora che sono passati piu' due anni e la situazione sul web sara' cambiata?
Apparentemente sembra di si, la presenza delle case farmaceutiche sui social network e' sicuramente aumentata, anche se la parte del leone la fanno la fanno ancora gli USA

Di seguito riporto alcuni esempi:

Facebook
si possono trovare pagine dedicate esclusivamente alla societa', ad una malattia ad un trattamento e perche' no anche ricercare talenti:

YouTube

Twitter

Per non parlare dei blog e delle comunita' sponsorizzate dalle case farmaceutiche:

Dati questi elementi si potrebbe pensare che le case farmaceutiche stiano iniziando ad esplorare il mondo dei social network, anche se con strategie e tecniche a volte non proprio nello stile del web 2.0 basti pensare al fatto che molto spesso non sono permessi interventi, commenti o forme di collaborazione da parte degli utenti.

Con questi strumenti, invece, le case farmaceutiche potrebbero:
  • condividere informazioni, anche per accrescere la consapevolezza delle persone sulla propria salute e non invece semplici vetrine dove farsi “pubblicita'” o promuovere prodotti;
  • ricevere segnalazioni su reazioni avverse;
  • creare una buona reputazione visto che quella di cui godono ora non e' delle migliori;
  • mantenere una buona reputazione anche se per fare cio' a volte e' necessario riconoscere i propri errori;
  • raggiungere non solo i pazienti che soffrono di malattie largamente diffuse ma anche quelli affetti da patologie meno diffuse;
  • seguire le discussioni delle persone, quello che pensano e dicono su di loro e i loro prodotti;
  • creare e mantenere un rapporto con i medici, sempre piu' impegnati e con sempre meno tempo.
In generale potrebbero utilizzarli per aumentare la consapevolezza da parte delle persone sulla propria salute e migliorare l'informazione verso i medici con benefici quali la:
  • prevenzione delle malattie;
  • erogazione di maggiori informazioni;
infatti:
  • nessuno meglio delle case farmaceutiche può fornire informazioni precise su un farmaco;
  • i pazienti devono essere più informati;
  • i medici devono aggiornarsi;
a patto che si sia anche consapevoli del fatto che:
  • essendo delle imprese che tendono al profitto e non ento caritatevoli, nessuno più delle case farmaceutiche ha interesse a che si vendano farmaci.
Queste potrebbero essere le premesse per un uso piu' consapevole dei social media da parte delle aziende farmaceutiche, delle persone e dei medici.

Un'iniziativa interessante in questo senso e' stata quella quella della Roche che ha organizzato il 22-23 luglio 2009 il Diabetes care Social media summit invitando 29 blogger che scrivono di diabete per confrontarsi su temi quali social network, social media, collaborazione tra blogger e case farmaceutiche, ruolo e coinvolgimento delle case farmaceutiche.

Il marketing come la pubblicita' o i social media o qualsiasi altro strumento non e' buono o cattivo a priori , tutto dipende dall'uso che se ne fa.

Voi cosa ne pensate?

Le case farmaceutiche possono utilizzare i social media per aumentare la consapevolezza delle persone, informare i medici e allo stesso tempo incrementare le vendite?

Come mai in Italia queste forme di comunicazione da parte delle case farmaceutiche sono usate così poco?
Voi ne conoscete? Cosa ne pensate?

Come sempre i vostri contributi, opinioni, suggerimenti sono attesi e graditi.

6 commenti:

Rebecca Caroe ha detto...

Massimo - great blog post. Because of the Internet many people in Europe will be able to see the same DTC advertising as in US & NZ soon.
Does this matter?

A better-informed patient and improved communication using social media tools must be good for pharma and medical practitioners and patients.

Keep up the good work
Rebecca Caroe
ThinkingPharma.com

Massimo Falcone ha detto...

Thank you for your comment Rebecca.

Internet and social media makes the world smaller

I hope that the tools of Web 2.0 can help patients, doctors and pharmaceutical companies... even if in Europe there are many obstacles, bureaucratic, legislative and so on

simon ha detto...

Complimenti, bel post.
IL Web 2.0 sta rivoluzionando il marketing farmaceutico, aprendo opportunita', ma anche pericoli, inimmaginabili fino solo a pochi anni fa.
Internet "fa bene" alla conoscenza, diffonde l' informazione, crea consapevolezza, permette al paziente di conoscere altre persone che soffrono di una determinata condizione clinica e condividere esperienze, decisioni, emozioni.
Dall' altra parte, pero', le aziende farmaceutiche sono chiamate ad un' impegno aggiuntivo di responsabilita', cautela, attenzione.
Insomma, stiamo parlando di un mondo dove un' informazione sbagliata puo' risultare fatale.

Massimo Falcone ha detto...

Ciao Simon,
grazie per il tuo commento e le tue riflessioni.

Rispetto alla tua ultima affermazione io penso che nonostante l'overflow informativo dei nostri giorni, molto più spesso sia la mancanza di un'informazione a risultare maggiormente fatale rispetto ad un'informazione sbagliata...

ma per fortuna, posso sempre sbagliarmi

simon ha detto...

....non ti sbagli...
informazione sbagliata o lacunosa, oppure mancante...il punto e'sempre quello, il Web 2.0 ha dato avvio alla "conversazione" e le imprese del farmaco sono chiamate ad uno sforzo aggiuntivo di responsabilita' nella loro comunicazione, che raggiunge il paziente in una modalita' forse mai cosi' diretta.

Massimo Falcone ha detto...

Ciao Simon,
anche io sono convinto che il Web 2.0 abbia dato avvio alla "conversazione"...

Quello che a volte mi chiedo (e ti chiedo) è...
Le aziende farmacautiche europee cosa stanno facendo dal punto di vista della "conversazione"???
Ma sopratutto ci credono?

Per ora mi fermo qui...

Grazie per i tuoi spunti che per fortuna hanno sollevato altre considerazioni

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