Social Network, Vaccini, Pazienti e Case Farmaceutiche, Reputazione e Informazione

Oggi voglio parlarvi di social network e salute elencando alcuni elementi utili per la riflessione iniziata nel post Marketing farmaceutico piu' pubblicita', piu' visite piu' farmaci... le case farmaceutiche stanno a guardare?

Elemento 1) Social Network e Comportamenti Virtuosi

Parto da uno studio di Damon M. Centola, pubblicato su Science, dal titolo:

The Spread of Behavior in an Online Social Network Experiment

che in italiano suonerebbe piu' o meno cosi':

La diffusione del comportamento in un esperimento con un social network online

Lo studio giunge a un interessante risultato:

gli individui sono tanto più' propensi ad adottare comportamenti salutari, quanto più' fitti sono i contatti dei social network (reti sociali) che frequentano.

Cerco di sintetizzare lo studio.

Centola ha utilizzato un social network e coinvolto 1528 persone in diversi esperimenti.

I partecipanti con profili anonimi e una serie di interessi sulla salute, sono stati appaiati con gli altri partecipanti che condividevano gli stessi interessi e ricevuto aggiornamenti via e-mail che li informano sulle attivita' dei loro compagni di salute.

Le persone sono state divise in due gruppi, uno caratterizzato da amicizie di lunga data e l'altro caratterizzato da nuovi contatti e densi scambi per vedere quale gruppo aveva una maggiore probabilita' di registrarsi ad un Forum online sulla salute.

Del primo gruppo solo il 38% ha aderito al forum, mentre del secondo gruppo ben il 54% ha aderito al forum.

Dimostrando come il rinforzo sociale e la ripetizione di un messaggio permettano la diffusione di un comportamento molto piu' velocemente.

Per chi volesse approfondire puo' trovare ulteriori informazioni in italiano sul sito Partecipasalute


Elemento 2) Social Network e Vaccini

Non e' tutto oro quello che luccica, infatti, se da una parte i social network sono visti in modo positivo da un altro punto di vista sono considerati in modo negativo.

Come esempio vi lascio alla lettura di questo articolo di Repubblica dal titolo:

"Vaccini, disinformazione in rete"
Farmindustria contro i social network
Su Facebook 40mila pagine e 1.200 gruppi tematici con il 95% di giudizi negativi sulla più nota delle terapie preventive; bocciature simili su Youtube e Netlog. I produttori preoccupati lanciano l'allarme e preparano un libro bianco per combattere i pregiudizi diffusi in rete"

Voglio pero' riportare una dichiarazione di Daniel Jacques Cristelli, presidente del Gruppo vaccini di Farmindustria a mio parere interessante per la riflessione:

"Il problema e' che sul web tutti possono o devono dare la loro opinione e cosi' spesso si alimenta la cattiva o vecchia informazione. Ne siamo tutti vittime e finisce che non sappiamo piu' a chi credere, mentre i riferimenti per l'approccio ai vaccini dovrebbero essere altri, ministero della Salute e Istituto superiore di sanita' in testa, poi i medici con i loro consigli..."


Elemento 3) Social Network, Pazienti e Case Farmaceutiche,

Patients Like Me e' un social network nato nel 2004, che attualmente conta circa 55.000 iscritti, in cui i pazienti condividono le loro esperienze e i loro dati clinici.

Per illustrarlo preferico lasciar parlare Jamie Heywood che nel video (sottotitolato in italiano) spiega, come insieme ad altre persone abbia creato Patients Like Me, lo spirito e il funzionamento del progetto.



Per chi invece volesse una sintesi scritta del progetto la puo' trovare qui .

Questo social network si finanzia vendendo agli operatori sanitari, tra cui le case farmaceutiche i dati dei pazienti in forma anonima.

Come dichiarano anche nella sezione FAQ

"How does PatientsLikeMe make money?
We take the information patients share about their experience with the disease, and sell it in a de-identified, aggregated and individual format to our partners (i.e., companies that are developing or selling products to patients). These products may include drugs, devices, equipment, insurance, and medical services. We do not rent, sell or share personally identifiable information for marketing purposes or without explicit consent. Because we believe in transparency, we tell our members exactly what we do and do not do with their data.
By selling this data and engaging our partners in conversations about patient needs, we're helping them better understand the real world medical value of their products so they can improve them. We are also helping companies accelerate the development of new solutions for patients. Our end goal is improved patient care and quality of life."

Che in italiano suonerebbe piu' o meno cosi':

Come fa PatientsLikeMe a finanziarsi?
Prendiamo le informazioni condivise dai pazienti sulla loro esperienza con la malattia e le vendiamo in forma anonima in formato aggregato e individuale ai nostri partner (per esempio, aziende che sviluppano o vendono di prodotti per i pazienti). Questi prodotti possono includere farmaci, dispositivi, attrezzature, assicurazioni e assistenza medica. Noi non affittiamo, vendiamo o condividiamo le informazioni personali per scopi di marketing o senza esplicito consenso. Perche' crediamo nella trasparenza diciamo ai nostri utenti esattamente cio' che facciamo e non facciamo con i loro dati.
Con la vendita di questi dati e coinvolgendo i nostri partner in conversazioni sui bisogni dei pazienti, li aiutiamo a comprendere meglio il reale valore medico mondiale dei loro prodotti in modo che possano migliorare. Stiamo anche aiutando le aziende ad accelerare lo sviluppo di nuove soluzioni per i pazienti. Il nostro obiettivo finale e' una migliore cura del paziente e la qualita' della vita.

Nella sezione dedicata ai partners




sono indicati tutti i possibili vantaggi che le case farmaceutiche, chi si occupa di piani sanitari o altri soggetti possono trarre dall'utilizzo dei dati forniti da Patients Like Me.

Che ci sia interesse verso questi e altri dati lo dimostra un'interessante articolo del Wall Street Journal che trattando del mercato dei dati personali online, segnala anche un "raschiamento / rastrellamento" dei dati di Patients Like Me da parte della societa' Nielsen Co.


Alla luce di questi elementi ritengo ancora valida la mia prima riflessione e cioe' che i social network come qualsiasi altro strumento non sono buoni o cattivi a priori, tutto dipende dall'uso che se ne fa.

I social network potrebbero:

  • ingenerare comportamenti virtuosi da parte delle persone,
  • Aiutare i pazienti, ma anche le imprese.

Voi cosa ne pensate?

Come sempre i vostri contributi, opinioni, suggerimenti sono attesi e graditi.

La guerra delle cole: Pepsi Vs Coca Cola

Oggi voglio parlarvi di una campagna pubblicitaria che ha riciclato una vecchia idea e l'ha resa piu' attuale.

La campagna pubblicitaria e' quella della Pepsi, che ha attualizzato (includendo un social media quale YouTube) uno spot del 1995.

La campagna, ripresa anche su Youtube e Facebook si inserisce a pieno titolo nel filone della guerra delle cola in cui la Pepsi ha il ruolo dell'attaccante.

Andiamo con ordine, analizzando il primo spot della Pepsi.

Nella campagna del 1995 un camionista della Pepsi si ferma, in una fredda notte, ad una tavola calda dove tra i (pochi) clienti c'e' anche un camionista della Coca Cola.
Una cameriera mette nel jubox una canzone degli Youngbloods "Get Together".
La canzone piace ad entrambi ed e' un ottimo pretesto per iniziare a conversare del duro lavoro e dei figli.
Rotto il ghiaccio i due si scambiano le rispettive bibite per un assaggio.
Colpo di scena, dopo aver provato la Pepsi il camionista della Coca Cola non vuole restituire la Pepsi e si intuisce una rissa per la bibita.

Questo e' il video del 1995



Questo invece e' il video del 2010



Vi direi di trovare le differenze tra i due spot dopo aver visto i video...
Ma vi semplifico il compito elencando le differenze e le uguaglianze che ho trovato io:
  • i due camionisti (della Coca Cola Zero e della Pepsi Max) si incontrano, questa volta in una calda giornata (elemento che invoglia maggiormente a consumare una bibita fresca) sempre ad una tavola calda.
  • Il camionista della Pepsi dello spot del 1995 ora interpreta il gestore della tavola calda.
  • Anche questa volta il camionista della Pepsi entra per secondo.
  • La cameriera, mette nel jubox una canzone dei War "Why Can’t We Be Friends?"
  • Anche questa volta i due camionisti esprimono apprezzamento verso la canzone.
  • Nel secondo spot i camionisti iniziano a conversare direttamente della nuova Pepsi tralasciando altri argomenti.
  • Non si vede il camionista della Pepsi bere la Coca Cola, ma solo il camionista della Coca Cola bere la Pepsi
  • Elemento nuovo: il camionista della Pepsi riprende con il suo cellulare il camionista della Coca Cola che beve la Pepsi Max e condivide il video su YouTube.
  • Anche questa volta lo spot finisce una rissa
Ovviamente se voi trovate altre differenze/uguaglianze fatemelo sapere...


Ritornando alla guerra delle cole, come ho detto all'inizio, nelle campagne di comunicazione la Pepsi ha quasi sempre il ruolo dell'attaccante.
A mio parere nella sua comunicazione la Pepsi cerca di
  1. mettere in ridicolo la Coca Cola
  2. far passare il messaggio che la sua cola e' meglio di quella del concorrente
  3. far passare il messaggio che la Pepsi e' la scelta migliore
  4. far passare il messaggio che un consumatore Pepsi non puo' bere Coca Cola
Ecco alcuni esempi della 1° tipologia (mettere in ridicolo) che coinvolgono i camionisti della Coca Cola e delle Pepsi.








2° Tipologia La Pepsi e' meglio della Coca Cola
Dal 1975 la Pepsi ha lanciato la pubblicita' Pepsi Challenge, mostrando persone che in un blind test sceglievano la Pepsi al posto della Coca Cola ecco qualche esempio:








3° Tipologia la Pepsi e' la scelta migliore (e non solo per gli umani)








4° Tipologia un consumatore Pepsi non puo' bere Coca Cola ma, un consumatore di Coca Cola puo' bere una Pepsi







Passando alla Coca Cola, ho trovato un solo esempio in cui la societa' di Atlanta ha utilizzato una delle strategie delle Pepsi affermando che i consumatori preferiscono la Coca Cola alle altre cole.



Tutti questi esempi sono delle pubblicita' comparative che (purtroppo) qui in Italia non potrebbero andare in onda visto che il codice di autodisciplina pubblicitaria all'articolo 15 prescrive che

Art. 15 – Comparazione
e' consentita la comparazione quando sia utile ad illustrare, sotto l'aspetto tecnico o economico, caratteristiche e vantaggi dei beni e servizi oggetto della comunicazione commerciale, ponendo a confronto obiettivamente caratteristiche essenziali, pertinenti, verificabili tecnicamente e rappresentative di beni e servizi concorrenti, che soddisfano gli stessi bisogni o si propongono gli stessi obiettivi.
La comparazione deve essere leale e non ingannevole, non deve ingenerare rischi di confusione, ne' causare discredito o denigrazione. Non deve trarre indebitamente vantaggio dalla notorieta' altrui.

E' anche vero che qui in Italia la rivalita' dei due marchi non e' percepita come negli USA, dove ad esempio la decisione di servire Coca Cola o Pepsi puo' influenzare le persone nella scelta dell'hotel.

Per chi volesse approfondire vi segnalo questo interessante servizio di History Channel che potete vedere su YouTube:
1/5 - 2/5 - 3/5 - 4/5 - 5/5

Voi cosa ne pensate ?
Da quale parte state?
Cosa pensate della pubblicita' comparativa?

I vostri commenti, suggerimenti, opinioni sono attesi e ben graditi.


AGGIORNAMENTO 

Continua la lotta di spot tra le due bibite, anche se questa volta la Pepsi ha introdotto un elemento nuovo (e a mio parere un po' scorretto)...
La presenza di un testimonial (in questo caso Snoop Dogg) alterando il dualismo precedentemente rappresentato esclusivamente dalle due bevande.



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